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Acta Bio Medica : Atenei Parmensis logoLink to Acta Bio Medica : Atenei Parmensis
. 2020 Apr 10;91(Suppl 3):160–164. doi: 10.23750/abm.v91i3-S.9418

Conoscenze alimentari in pazienti afferenti ad un centro di diabetologia

Fabio Petrelli 1, Giovanni Cangelosi 2, Stefania Scuri 1,, Nguyen Cuc Thi Thu 3, Giulia Debernardi 4, Andrea Benni 2, Andrea Vesprini 2, Renato Rocchi 2, Cristina De Carolis 2, Paola Pantanetti 2, Federica Faldetta 2, Serenella Vita 2, Susanna Talevi 2, Adriana Capancioni 2, Gianluca Cerasoli 2, Iolanda Grappasonni 1
PMCID: PMC7975900  PMID: 32275283

Abstract

Food knowledge of patients at the first access to a Diabetology center. Diabetes represents a constantly increasing disease: family history, age and lifestyles represent the main risk factors for this pathology and for the complications related to it. Considering the importance of the diet for the prevention and treatment of diabetes, the purpose of this study was to evaluate the food knowledge of patients at the first access to a Diabetology center, and to investigate their possible influence on some blood parameters. Moynihan’s questionnaire was administered. The relationship between the scores obtained and the variables glycated hemoglobin, BMI, fasting glucose was analyzed by multiple regression based on the ordinary least squares method (OLS model). The response rate was 73.3%. The average total score obtained from the questionnaire was 23.61 and a statistically significant correlation (p<0,0473) was observed between the best scores in the questionnaire and the Hb1Ac values. This study represents the first step of a wider investigation with the aim to promoting patient training to verify over time the positive effects on food choices and clinical parameters.

Keywords: food knowledge, type 2 diabetes, Moynihan questionnaire, primary prevention, public health

Introduzione

Nel mondo 1 adulto su 11 è malato di diabete; tale numero è destinato ad aumentare e si stima che da 415 milioni di malati del 2017 si passerà a 642 milioni nel 2040. In Italia il 5,3% della popolazione è affetta da diabete, con una prevalenza maggiore al crescere dell’età e una diffusione maggiore al sud (1-3). Familiarità, età e stili di vita (dieta non equilibrata, incremento quotidiano dell’introito calorico, maggior consumo di cereali raffinati, sedentarietà, …) rappresentano i principali fattori di rischio per questa patologia e per le complicanze ad essa correlate (4-9). E’ stato osservato, ad esempio, che quasi il 30% degli obesi soffre di diabete (età 45-60 anni) e molti di essi non praticano attività fisica (2). A tal proposito, il Ministero della Salute ha lanciato una campagna di prevenzione suggerendo linee di indirizzo sull’attività fisica per diverse fasce di età (10) e annualmente propone la Giornata Mondiale del Diabete seguendo le indicazioni dell’International Diabetes Federation (IDF) e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) allo scopo di sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sul diabete, sulla sua prevenzione e gestione (11, 12).

Considerando che anche il regime alimentare è importante per la prevenzione e il trattamento di questa patologia, scopo del presente studio è stato quello di valutare le conoscenze alimentari della popolazione al primo accesso presso il centro di Diabetologia di Fermo (Rete Diabete della Regione Marche) e la loro eventuale influenza su emoglobina glicata (HbA1c%), Indice di Massa Corporea (BMI) e glicemia a digiuno.

Materiali e Metodi

Lo studio osservazionale svoltosi fra Marzo e Settembre 2019, ha previsto la somministrazione in forma anonima del questionario di Moynihan, validato nella sua versione italiana (13, 14). La popolazione in studio doveva rispettare i seguenti criteri di inclusione: a) primo accesso alla U.O.S.D. Diabetologia dell’Area Vasta 4 di Fermo – ASUR Marche; b) essere maggiorenni; c) diagnosi di diabete di secondo tipo o di ridotta tolleranza glucidica; d) possibilità di partecipare autonomamente allo studio. I pazienti dopo aver aderito volontariamente venivano informati sulle motivazioni dello studio e esprimevano consenso scritto.

Il questionario di Moynihan, composto da 15 domande a risposta multipla o a risposta aperta, esplora le conoscenze dei vari tipi di alimenti e della loro composizione in macro/micronutrienti e di fibre. Il punteggio 1 viene assegnato alle risposte esatte, 2 a quelle errate. Di conseguenza, la valutazione finale prevede i seguenti punteggi: ottimo (punteggio 15-17,9), buono (18-21,8), sufficiente (22-25,9), insufficiente (≥26).

Dalle cartelle cliniche venivano, inoltre, estratti i dati di glicemia, BMI e HbA1c%.

L’esistenza e l’andamento del legame funzionale tra i punteggi ottenuti dal test (convertiti in una specifica scala proporzionale: ottimo 4, buono 3, sufficiente 2, insufficiente 1) e Hb1Ac%, BMI, glicemia a digiuno, sesso ed età sono stati definiti utilizzando una regressione multipla basata sul metodo dei minimi quadrati ordinari (modello OLS), utilizzando il software open-source Gretl.

Risultati

Dei 390 pazienti al primo accesso presso il Centro di Diabetologia, 105 rispettavano tutti i criteri di inclusione. Di questi, 77 hanno completato correttamente la compilazione del questionario (response rate 73,3%).

Le caratteristiche del campione e i principali dati analitici sono sintetizzati in tabella 1. Il punteggio medio totale ottenuto dal questionario è di 23,61 (DS 3,22 - min 16, max 29), interpretabile come “sufficiente”.

Tabella 1.

Caratteristiche popolazione e risultati complessivi

Caratteristiche generali popolazione Valori
Uomini N 47 (61,1%)
Donne N 30 (38,9%)
Età 64,73±11,28
BMI 30,83±5,61
Emoglobina Glicata (Hb1Ac %) 8±2,03
Glicemia a digiuno (mg/dl) 160,74±63,83
Valutazione Questionario Punteggio
“ottimo” 5 pazienti 16,60±0,62
“buono” 15 pazienti 20,33±1,09
“sufficiente” 31 pazienti 23,57±1,28
“insufficiente” 25 pazienti 27,03±1,04

Mentre per la maggior parte dei parametri analizzati non è stata evidenziata una differenza sostanziale in relazione ai risultati del questionario, l’HbA1c% media ha evidenziato un trend di decremento all’aumentare del livello di conoscenza: “insufficiente” 7,94±1,58, “sufficiente” 8,24±2,32, “buono” 8,13±2,23, “ottimo” 6,32±0,36. Questo risultato è stato confermato anche dall’analisi statistica (tab. 2).

Per tutti gli altri parametri analizzati non è stata riscontrata una correlazione inversa con la variabile dipendente, anche se nei pazienti con i risultati più performanti del test sono stati osservati valori medi di BMI (29,02) inferiori alla media riscontrata nella popolazione osservata (30,83).

Conclusioni

Il presente studio, pur con alcune limitazioni, quali ad esempio la numerosità campionaria dovuta ai criteri di inclusione (es. incapacità di rispondere autonomamente al questionario), evidenzia come l’educazione in campo alimentare possa influenzare positivamente alcuni parametri ematici correlati al diabete.

Per quanto riguarda il BMI, sebbene non sia stata riscontrata una correlazione statisticamente significativa, si osservano valori di BMI inferiori alla media nei soggetti con migliori conoscenze alimentari.

Relativamente ai valori glicemici a digiuno, la mancata correlazione statistica potrebbe essere imputata all’eterogenità del dato legata a possibili bias di esecuzione del test e a comportamenti non corretti a breve termine da parte del paziente.

Questa indagine preliminare ha evidenziato l’importanza di educare il paziente a corretti stili di vita che comprendano anche una scelta consapevole in campo alimentare. Pertanto, questo studio è soltanto il primo passo di un’indagine più ampia che verrà condotta nell’ottica di promuovere una formazione del paziente volta a verificare nel tempo le ricadute positive sulle scelte alimentari e sui parametri clinici.

In questo contesto, interventi che mirano all’educazione su abitudini alimentari salutari sono da considerarsi parte integrante della prevenzione e/o terapia di varie malattie croniche quali il diabete ma anche obesità, ipertensione, ecc. (15-22). È stato anche osservato che gli interventi sul semplice aspetto conoscitivo dell’alimento non sono da considerarsi risolutivi per il miglioramento del quadro clinico nel suo complesso, ma potrebbero rappresentare un prerequisito indispensabile per avviare qualsiasi specifico provvedimento educativo alimentare (23, 24). L’approccio esclusivamente prescrittivo della dieta ha rilevato nel tempo numerose difficoltà, risultando a volte controproducente e implicando in molti casi l’abbandono della dieta medesima (25-27).

La gestione integrata della patologia da parte di una équipe multidisciplinare (medico, infermiere, dietista, educatore e tutte le altre figure professionali coinvolte nell’assistenza) potrebbe risultare utile al fine di fornire una educazione appropriata all’autogestione della patologia e alla presa in carico del paziente tramite regolari follow-up. Tale gestione integrata sarà rivolta principalmente al mantenimento delle competenze acquisite e alla prevenzione delle complicanze (28, 29). Ogni nuovo elemento in grado di influenzare l’autogestione della malattia, dovrà prevedere da parte dell’équipe sanitaria uno specifico intervento educativo pianificato e strutturato.

Tabella 2.

Livelli di relazione e dipendenza tra variabili (Variabile dipendente: Punteggio Convertito)

Coefficiente Errore Std. rapporto t p-value
const 0,774573 0,998307 0,7759 0,4404
BMI 0,0238480 0,0181097 1,317 0,1921
Glicemia 0,00443476 0,00207366 2,139 0,0359 **
Età 0,0115478 0,00897047 1,287 0,2022
Sesso 0,190175 0,212321 0,8957 0,3734
HbA1c% −0,134168 0,0664634 −2,019 0,0473 **

Conflict of interest:

Each author declares that he or she has no commercial associations (e.g. consultancies, stock ownership, equity interest, patent/licensing arrangement etc.) that might pose a conflict of interest in connection with the submitted article

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